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SET DEL FILM "UN BACIO" DI IVAN COTRONEO. NELLA FOTO RIMAU GRILLO RITZBERGER, VALENTINA ROMANI E LEONARDO PAZZAGLI. FOTO DI GIANNI FIORITO

Un bacio

Lorenzo è il “frocio” del liceo, Antonio lo “scemo”, Blu la “troia”: tutti e tre sono figli di un'orribile piaga sociale chiamata bullismo

UnBacio_manifesto“Un bacio” è un film sull'adolescenza, sulle prime volte, sulla ricerca della felicità, ma anche sul bullismo e l'omofobia, sui modelli e sugli schemi che ci sbarrano il passo e che impediscono ai ragazzi di trovare la strada della loro singola, particolare, personale felicità. La storia è quella di Lorenzo, Blu e Antonio, tre sedicenni con molte cose in comune: abitano nella stessa città, frequentano lo stesso liceo, perfino la stessa classe… Fin qui niente di strano se non fosse che sono i bersagli, ognuno in modo diverso, degli insulti degli altri alunni. Le etichette che i compagni di studio affibbiano loro con molta leggerezza, e spesso con altrettanta cattiveria, pesano sui tre protagonisti come massi. Più o meno esclusi dal resto della scuola, la loro nuova amicizia li aiuta a resistere, fino a quando le meccaniche dell'attrazione e la paura del giudizio altrui non li colgono impreparati. Le famiglie nelle quali i fanciulli crescono sono, seppur piene d'amore, molto diverse tra loro, sia a livello sociale che culturale, ma tutte sfuggono alla facile equazione che vuole che dietro un adolescente “problematico” ci siano genitori disattenti o addirittura colpevoli. Non è sempre così. I loro sbagli sono gli errori di tutti, le loro mancanze sono carenze possibili, la loro incapacità di comprendere il pericoloso periodo che attraversano i figli nella storia non è provocata dalla superficialità, ma a volte dalla sfuggevolezza degli adolescenti stessi. Sono genitori come tanti impegnati in uno dei lavori più difficili del mondo e che facendolo, talvolta, sbagliano… qualche volta per troppo amore, altre per troppa fiducia, più spesso perché hanno dimenticato quanto a sedici anni si viva tutto in termini assoluti.
Scopriamo qualcosa di più sulle figure di spicco, volutamente omettiamo qualche importante particolare per non rovinarvi la visione del film che è in uscita nelle sale dal 31 marzo. Lorenzo (Rimau Grillo Ritzberger) è appena arrivato in città e nella III A del Liceo Newton si affaccia alla sua nuova vita indossando sempre le sue camicie colorate, le scarpe con le ali e i suoi look eccentrici. È un'anima intelligente e brillante, ha la risposta pronta e – come ripete spesso – non ha paura di niente, ma quando la realtà si fa troppo dura si lancia in un mondo di fantasia. Per tutti, è “il frocio” dell'edificio scolastico. Blu (Valentina Romani) è figlia di un industriale, solitaria, rissosa e ribelle, sempre con gli auricolari alle orecchie e la musica “sparata a palla”, Blu corre sul suo motorino e porta un casco dietro il quale c'è un dito medio alzato contro il mondo. Scrive lettere a se stessa da grande, per essere sicura di non dimenticare mai quanto faccia schifo l'adolescenza.
Per tutti è “la troia” dell'istituto. Antonio (Leonardo Pazzagli) è un ripetente, silenzioso, non particolarmente bravo a parlare, non molto sveglio, terrorizzato dal giudizio degli altri ed è il playmaker della squadra di basket, ma per tutti è l'idiota della scuola. Tre profili completamente diversi, nei quali, ieri e oggi, ognuno di noi può tranquillamente rispecchiarsi per una o più peculiarità. Ivan Cotroneo, il regista afferma: “La pellicola è tratta da un racconto che ho scritto, che porta lo stesso titolo e che è stato pubblicato in Italia da Bompiani, ma la storia è molto diversa.
Questo è un film sulla fragilità della giovinezza, sul pericolo che si nasconde dietro un insulto volgare, sulle ferite e sulle gioie improvvise.
È un film su un'età in cui tutto quello che succede è il centro del mondo: una brutta scritta sul muro esterno della sede scolastica, l'invito mancato ad una festa, le parole sgraziate di un adulto… una commedia, che è vitale e viva, fino a quando non arriva il pericolo e che personalmente  amo non definire drammatica, bensì romantica. Mi piacerebbe che fosse una proiezione popolare, nel senso più bello del termine, che parlasse ai giovani e a quella parte di adolescenza che tutti noi adulti ci portiamo dentro”.

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