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È rivoluzione in casa Disney

Le principesse svestono i panni della “bella addormentata” e i personaggi dichiarano apertamente il proprio orientamento sessuale.

timon-personnage-le-roi-lion-01Nel corso degli ultimi anni dobbiamo ammettere che la Disney ha combattuto la sua personalissima battaglia contro le discriminazioni, in cima quelle razziali ed etiche, inserendo nei suoi film molti personaggi “diversi” dalle altrettante mille sfaccettature. Ciò ha reso la casa cinematografica un vero precursore per la lotta contro le differenze. Esempio lampante di questa crociata sono le sue protagoniste che hanno smesso di vestire i panni della “bella addormentata” o delle principesse svampite tutto lustrini e sentimento e hanno iniziato a tirare fuori gli attributi. Ecco che dal cliché di damigelle in pericolo sono diventate vere eroine in grado di affrontare le sfide della vita senza l’ausilio del principe o del bellimbusto di turno e di tirarsi fuori dai guai da sole senza contare sull’intervento di qualche fatina benevola. A queste donne è stato dato un dono prezioso: la capacità di conoscere e scoprire il loro valore da singolo individuo. Questa è una conquista importante, è il raggiungimento di una felicità e di un’indipendenza ricercata, combattuta e vissuta sulla propria pelle. Ecco che il suo “uomo”, quando e se è presente, non è il suo salvatore ma semplicemente il partner che si è scelta per combattere con lei e non per lei.

bugs life
Il cambiamento è tangibile anche sulla sua fisicità: gli occhi azzurri da cerbiatta sono diventati scuri e a mandorla, i capelli lisci color miele hanno assunto una tinta corvino indirizzata al mosso o addirittura ricci e rossi e la pelle chiara è diventata di una tonalità che passa dal caffelatte ad un ambrato tendente allo scuro. Non è più un prototipo di donna, sono tante donne quante ne esistono sul pianeta con esigenze, culture, storie, caratteri e trascorsi diversi. Abbiamo voluto porre l’accento su questa svolta perché questo cambiamento, come quello che segue e che ha a che fare con la comunità lgbt, non è stato repentino, ma piuttosto lento e in parallelo alla trasformazione del ruolo della donna nella società odierna.
Ecco che dopo il cambio dei connotati fisici, psicologici e caratteriali, l’industria Disney ha iniziato a strizzare l’occhio all’orientamento sessuale dei suoi personaggi cominciando con semplici allusioni da cogliere ancora in tempi non sospetti – ci riferriamo, ad esempio, a Mammolo il nano più sensibile dei sette che ama raccogliere le margherite, o Gargoyles (l’amico di Quasimodo) che nel Gobbo di Notre Dame ha una simpatia più che evidente per Djali (il capretto maschio di Esmeralda). Poi c’è Ursula, la tentacolare strega dei mari (un gigantesco polipo) ispirata alle drag queen, o Francis la coccinella “ambigua” di Bug’s Life  e il pettegolo Timon che nel Re leone non perde occasione per agghindarsi da ballerina di hula – fino ad arrivare ai personaggi (decisamente) marginali, ma con una netta e precisa identità che non lascia spazio ad equivoci: i due papà di Kung Fu Panda o le due mamme di “Alla ricerca di Dory, il sequel del famoso e pluripremiato “Alla ricerca di Nemo”. L’ennesimo passo avanti in questa direzione è degli ultimi giorni e arriva con “La bella e la bestia”, remake live action (con attori in carne e ossa) dell’omonimo film d’animazione del 1991. Qui Le Tont, aiutante e amico di Gaston, il belloccio cattivo, diventa gay. Ecco che per la prima volta una pellicola targata Disney ha un personaggio chiaramente omosessuale.

elsa-frozen-disney-02La produzione, questa volta, non solo decide di non rimanere in silenzio, ma dapprima difende apertamente questa scelta attraverso le dichiarazioni del regista Bill Condon –  “Le Tont un giorno vuole essere Gaston, il giorno dopo vuole baciarlo…. Credo che sia importante celebrare l’amore in tutte le forme possibili. Siamo nel 2017, dobbiamo parlare al mondo in cui viviamo e sono contento che la Disney abbia supportato questa idea” – e poi rimanda ai mittenti la richiesta di alcuni Paesi (Malesia, Russia in cima alla lista) di tagliare alcune scene del film per non avere ripercussioni sul mercato locale. Secca la risposta della Disney: “La pellicola non si tocca, nel caso possiamo pure ritirarla” e dinanzi a questa posizione irremovibile la Russia ha imposto il divieto ai minori di sedici anni; a Henagar, in Alabama, la proiezione è stata cancellata mentre in Malesia – che sanziona l’omosessualità con una pena fino a 20 anni di prigione – dapprima lo spettacolo è stata ritirato e poi è stato rintegrato apportando un divieto ai minori di 13 anni non accompagnati da un adulto. A questo punto vi starete di certo chiedendo che cosa mai contengono questi fatidici quattro minuti e 38 secondi sparsi qua e là nel lungometraggio da sollevare tutto questo polverone? Nulla! Si riferiscono al personaggio di Le Tont al quale, a detta del regista, viene data una sfumatura omosessuale e in particolar modo un “gay moment”
(ribattezzato dal direttore artistico) che vede protagonista una scena di ballo tra due uomini.
Tutto qui direte voi! Sì, tutto qui! Anzi no, scusate, dimenticavamo di dirvi che la proiezione è campione d’incassi, ma questa è un’altra storia come lo è la strumentalizzazione di alcuni temi e le variazioni sulla storia originale… “Guagliò ccà nisciun è fesso!”

Salvatore Paglia

LeTont

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