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J-Ax: “Per anni i bulli mi hanno fatto credere di non valere nulla”

Diversity Awards 2017: il rapper cantautore, eletto personaggio dell’anno, racconta la sua esperienza da “bullizzato”.
Ma non solo, ecco i vincitori di categoria  e il discorso della presidente Francesca Vecchioni

 

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“Perché abbiamo bisogno di alleati che s’incazzino di fronte all’odio, proprio come farebbe il compagno di classe che vorremmo accanto durante un episodio di bullismo”. Con questa motivazione la giuria dei Diversity Media Award, manifestazione ideata dall’associazione Diversity di Francesca Vecchioni, ha incoronato il rapper milanese J-Ax come personaggio dell’anno 2017. L’appuntamento nasce con lo scopo di mantenere costantemente accesi i riflettori sulla comunità lgbt e ogni anno premia chi si è distinto particolarmente per il suo ruolo friendly. Dopo aver ricevuto il premio, il cantante su social ha scritto: “Sono davvero onorato! Di solito i premi sono fatti per glorificare l’ego e celebrano vendite, soldi, views. I Diversity Awards parlano di amore e celebrano l’anima delle persone. Per anni i bulli mi hanno fatto credere di non valere nulla e che la mia anima fosse insignificante finché non li ho sconfitti con la musica. Voglio dire ai ragazzi bullizzati perché gay o per altri motivi: perseverate e li batterete anche voi.
E agli amici di chi viene bullizzato: siate buoni alleati e aiutate i vostri amici. C’é in gioco la vostra anima”. Per quanto riguarda il linguaggio crudo usato nell’hip hop che spesso sembra non sostenere la realtà lgbt, l’artista precisa: “Fraintendere questo genere di musica è molto facile… Io non le uso certe parole, ma nel rap la parola con la ‘f’ raramente è un insulto agli omosessuali. Del resto il genere viene dal ghetto dove a volte c’è ignoranza, ma l’ambiente non è omofobo come si vuol far credere. Detto questo io non uso quella parola e non faccio certi discorsi. Tocco l’argomento con un brano contenente nel mio ultimo disco, la traccia s’intitola “L’uomo col cappello”. Qui parlo di quando ho sbagliato a farmi la tinta ai capelli e dico meno male, perché’ a scuola il giorno dopo ho capito cosa si prova a essere chiamato frocio. È stata una fortuna essere bullizzato, perché ho potuto provare empatia per chi lo è veramente”.
Continuiamo con i vincitori. Per aver usato la sua voce (e la sua presenza al Pride di Milano) per ricordare che tutte le diversità ci rendono uguali e che ogni persona ha il diritto di essere se stessa, la cantante, attrice e conduttrice televisiva Lodovica Comello si aggiudica il riconoscimento come Influencer dell’anno. Sorridente l’artista ha condiviso il premio con tutti i suoi fan scrivendo questo post: “Grazie a chi mi ha votata per questo premio di cui vado molto, molto, molto fiera. Lo prendo come un impegno a celebrare sempre la vita in ogni sua sfumatura! Grazie!”.

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I premi nelle altre categorie sono andati a:
Miglior film: “Perfetti sconosciuti”
Per l’intelligenza con cui ha raccontato paure e pregiudizi dell’Italia di oggi, riuscendo a far vivere, e comprendere, l’effetto che essi possono avere sulla pelle di tutte e tutti noi.

Miglior serie italiana: “Un medico in famiglia”
Per aver spiegato, in prima serata, che per combattere bullismo e omofobia è importante mettersi in ascolto, usare le parole giuste e stare al fianco di figli, nipoti o amici che decidono di essere se stessi e di amare chi desiderano.

Miglior serie straniera: “Modern Family”
Per avere mostrato che tutte le famiglie felici si assomigliano (e fanno ridere e commuovere nello stesso modo).

Miglior programma tv: “Stato civile”
Per aver raccontato il cambiamento in tempo reale e aver dato voce e volti ad amori finalmente, e felicemente, alla luce del sole.

Miglior programma radiofonico: “Il ruggito del coniglio”
Per la capacità di raccontare a chiunque, ogni giorno, da anni, con ironia e leggerezza, la bellezza di tutti i colori della vita che ci circonda.

Miglior pubblicità: “Smemoranda (Liberi di amare)”
Perché le farfalle nello stomaco sono un’esperienza universale: l’amore è amore, anche a sedici anni, e la conquista più bella è non doverlo tenere nascosto tra le pagine di un diario.

Miglior TG
TG1 per il servizio “Da oggi le unioni civili sono legge dello Stato, le reazioni a caldo del mondo Arcobaleno”, di Isabella Schiavone.
Miglior articolo d’informazione: A casa di Ed e Nichi
“Siamo fuggiti in Canada per garantire futuro e diritti a nostro figlio Tobia”, di Francesco Merlo pubblicato su Repubblica.

Miglior articolo di costume: “Vi sembra possibile essere adottati dalla mamma?”
di Anna Alberti pubblicato su Marie Claire.

Premio Media Young
(assegnato dalle ragazze e dai ragazzi delle scuole medie e superiori che partecipano all’analisi qualitativa)
Orange is the New Black (Netflix)

Molti gli ospiti presenti alla serata di gala presentata dal conduttore e scrittore Fabio Canino e dall’ attrice Carolina Di Domenico. Tra tutti citiamo: il mitico Lino Banfi, i musicisti Ermal Meta, Paola Turci, Malika Ayane, Roberto Vecchioni, Syria, il dirigente sportivo Javier Zanetti, il medico attivista Gino Strada, la direttrice di Raidue Ilaria Dall’Altana, gli interpreti Ilenia Lazzarin, Paolo Sassanelli, Debora Villa, lo scrittore Ivan Cotroneo, i conduttori radiofonici La Pina e Diego Passoni, l’influencer consulente d’immagine  e blogger Carla Gozzi e tanti altri ancora.
In una serata così particolare non poteva mancare il discorso della presidente Francesca Vecchioni che ha sottolineato: “Noi siamo tutti diversi e ogni tanto ce ne dimentichiamo. Non ci distinguono solo l’orientamento sessuale o l’identità di genere. Tutte le nostre differenze ci fanno amare, ci fanno crescere. Che cosa ferma davvero questo processo? La paura. È la paura a fermarci; o a farci attaccare. La paura è alla base di quello che sta succedendo in Cecenia, o in altri Paesi del mondo. E non è così lontana, arriva anche da noi: si manifesta anche nelle piccole cose, nell’incapacità di dare una risposta ad un figlio che ti domanda perché a scuola ha un compagno o una compagna con due mamme o due papà, o un solo genitore. La paura. Quella che l’anno scorso ha bloccato una legge che avrebbe protetto e dato il diritto ai bambini di veder riconosciuti i propri genitori. Siamo noi che facciamo la differenza. Abbiamo tutti un ruolo – conclude la donna – una responsabilità, una forza: ognuno di noi può rendere questo mondo più bello”.

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